Il blocco di Suez e le conseguenze: l’ennesimo colpo per l’export
Tra i recenti fatti di cronaca ha avuto un grande risalto il blocco del Canale di Suez a seguito dell’incaglio della nave Ever Given, con le intuibili conseguenze per il traffico marittimo e le spedizioni via mare. A questo proposito, già qualche tempo fa, abbiamo parlato della mancanza di container vuoti e conseguenti difficoltà ad esportare legate alle conseguenze del Covid. Il disagio globale della pandemia non ha infatti risparmiato il mondo dello shipping e dell’export, per questo abbiamo dedicato un articolo per fornire ai nostri clienti una panoramica sulla situazione attuale delle spedizioni internazionali.
A breve distanza di tempo, con le conseguenze del blocco di Suez ci troviamo a dare un nuovo aggiornamento negativo e a fare i conti con un ulteriore ostacolo per l’export.
L’incaglio della nave Ever Given e il blocco del Canale di Suez
Il 23 marzo, con l’incaglio della nave EVER GIVEN, il mondo dello shipping ha subito un nuovo colpo.
Il Canale di Suez, che da centinaia di anni permette il transito delle navi tra il Mediterraneo, il Medio Oriente, l’India e l’estremo oriente, è rimasto bloccato per 6 lunghi giorni. Le dinamiche dell’incidente non sono ancora chiare, ma una gigantesca nave ha di fatto bloccato buona parte del traffico mondiale di navi. Si stima che da Suez transitano ogni giorno circa 50-60 navi portacontainer al giorno e, quindi, in 6 giorni si è formata una “coda” di oltre 350 navi (senza contare quelle che hanno deciso di non attendere e circumnavigare il Capo di Buona Speranza).
Le conseguenze del blocco di Suez: dopo 2 mesi ancora ritardi e congestioni
Le conseguenze del blocco di Suez? Ad un mese di distanza dal disincaglio e dalla ripresa del traffico da Suez, stiamo ancora subendo ritardi di navi, congestioni nei porti e mancanza di container vuoti.
Questo perché la strozzatura del canale ha portato un gran numero di navi ad arrivare contemporaneamente nel Mediterraneo o partire per il Medio Oriente. Tutto ciò provoca ritardi, congestioni, omissioni (per recuperare il ritardo si saltano dei porti) e, ovviamente, nuove spese. Tra queste, a pesare è soprattutto l’aumento delle tariffe stabilito dagli armatori sulle varie tratte, per recuperare i costi di fermo delle navi che sono rimaste in attesa.
Siamo convinti che presto la situazione mondiale tenderà ad un progressivo riequilibrio, i container verranno svuotati e riprenderanno il mare, ridistribuendo anche nel Mediterraneo. Nel frattempo, noi di Nord Ovest continuiamo a impegnarci per garantire il massimo dell’affidabilità e minimizzare i disagi ai nostri clienti.
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